Etichettatura

Anche se in Europa non esiste ancora l’obbligo di etichettatura per gli inserti di pelliccia e le informazioni riportate sulle etichette (se presenti) sono del tutto arbitrarie, c’è la tendenza sempre maggiore da parte del settore pellicceria ad incoraggiare l’etichettatura volontaria dei capi in vendita. Perchè? Perchè i commercianti di pellicce stanno cercando in tutti i modi di proporre la pelliccia come un capo naturale, ecologico, di qualità e soprattutto “innocente”, cercando di recuperare acquirenti. Esaminiamo alcune di queste etichette, tra l’altro rinvenute su capi con le firme più prestigiose, alcuni dei quali in vendita in rinomati negozi e “boutiques”: 


Testo dell'etichetta:

“In questo capo la pelliccia usata proviene da animale non domestico conforme alla convenzione di Washington sottoscritta il 3.03.73, emanata a Bonn il 22.06.79"

COMMENTO:
Questa etichetta proviene da una giacca a vento sportiva con cappuccio ornato in pelliccia. Da un esame esperto è risultata essere pelliccia di Murmasky (Nyctereutes procyonoides)
, uno dei Canidi più allevati in Cina per la pelliccia, classificato “non domestico” e chiamato anche Cane procione o Tanuki. In Cina vengono allevati in piccole gabbie dove riescono a malapena a rigirarsi, poi quando la loro pelliccia è pronta, vengono storditi a bastonate e scuoiati spesso ancora vivi, come documentato dal filamto qui sotto. Tutto ciò non riguarda minimamente la convenzione di Washington (CITES) , che si occupa del commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche protette.







Testo etichetta:
“La pelliccia di questo capo proviene esclusivamente da allevamenti debitamente autorizzati e certificati, e gli animali non appartengono alla lista delle specie protette stabilita dalla convenzione di Washington.”
COMMENTO: etichetta proveniente da una giacca a vento che riportava anche l’etichetta con la dicitura "made in P.R.C." (ovvero Popular Republic of China – Repubblica Popolare Cinese). La convenzione di Washington, come spiegato sopra, si preoccupa soltanto che non indossiate pellicce di Lontra dalle guance bianche del Camerun, di Istrice crestata dell’Africa del Nord (ahi!), di Puma della Florida o di Panda Minore… tanto per nominare alcune specie presenti nell’ elenco stabilito dalla convenzione. Gli allevamenti “debitamente autorizzati e certificati”? 

Sono QUESTI.

“Trasparenza. Certezza. Fiducia. Valore. Informazione” 


Queste le parole dei pellicciai al pubblico, in merito al commercio delle pellicce… (tratto dal sito dell’ AIP, Associazione Italiana Pellicciai). 
Il nuovo programma di etichettatura, che prima o poi diverrà obbligatorio, viene promosso dall’Associazione Italiana Pellicceria in collaborazione con Icec (Istituto di Certificazione della Qualità per l’Industria Conciaria) e realizzata dall’UNI come Norma 110/07 “Requisiti e indicazioni per l’etichettatura dei prodotti di pellicceria”. L’etichetta, visibile e saldamente applicata a ogni articolo in pelliccia, prevede che dovranno essere indicati il tipo di pelle utilizzata, in versione bilingue e con terminologia scientifica, il marchio o lo stilista ed infine chiare note sulla manutenzione. Perchè oltre al nome scientifico non abbiano deciso di aggiungere una foto dell'animale ed il numero di animali uccisi per confezionare il capo in questione, possiamo immaginarlo da soli.